Summit UE: Save the Children, prove evidenti dimostrano che l'accordo UE-Turchia viola le leggi internazionali sui diritti umani
I richiedenti asilo segnalano al personale dell'Organizzazione pratiche illegali nei centri di detenzione sulle isole greche.
L'accordo tra UE e Turchia viola il diritto internazionale, come dimostrano le sempre più corpose evidenze raccolte sul campo. Questo l'allarme lanciato oggi da Save the Children ai leader europei riuniti a Bruxelles per il Consiglio Europeo.
Le famiglie siriane le cui richieste di asilo sono state rifiutate e che attendono di essere deportate in Turchia hanno espresso gravissime preoccupazioni a Save the Children riguardo la legalità del processo di asilo sancito dall'accordo UE-Turchia.
"Abbiamo appreso che, per effetto dell'accordo, la Turchia viene ritenuta un Paese sicuro anche per le famiglie curdo-siriane. Abbiamo seguito il caso di una famiglia curdo-siriana bloccata in un centro di detenzione su una delle isole greche che si sta appellando a tale decisione perché, non sapendo in quale area della Turchia verrebbero deportati, temono di ritrovarsi in un'area non sicura per i curdi," ha dichiarato Amy Frost, Responsabile di Save the Children in Grecia.
"Altre famiglie ci hanno riferito che nonostante fossero arrivate prima del 20 marzo, primo giorno dell'applicazione dell'accordo, rischiano di essere deportati in Turchia, anche se questa procedura non dovrebbe riguardarli in prima istanza. È stato detto loro che non erano stati in grado di dimostrare il loro arrivo prima del 20 marzo, anche se erano in possesso di documenti di arrivo datati."
"È riprovevole che proprio le leggi in materia di diritti umani e rifugiati redatte e promosse dall'Unione Europea vengano ora aggirate dall'Europa stessa. Non possiamo accettare una situazione nella quale chi ha rischiato tutto per fuggire da guerra e violenze e portare la propria famiglia in salvo venga alla fine punito in questo modo."
"Questo stabilisce un pericoloso precedente per l'Unione Europea stessa, che per decenni ha insegnato ad altri governi il rispetto dei diritti umani e dei diritti dei rifugiati ma ora li calpesta nella gestione di una crisi umanitaria che la riguarda direttamente", continua Frost.
Le violazioni segnalate dai richiedenti asilo nei centri di detenzione sulle isole greche includono:
Famiglie convocate a colloquio senza preavviso, nell'impossibilità quindi di avere il tempo indispensabile per produrre la documentazione necessaria. Nel caso di una famiglia, ad esempio, questo ha significato affrontare la deportazione per l'impossibilità di documentare la disabilità del loro bambino di due anni, che avrebbe consentito loro di rimanere in Grecia.
Alcuni richiedenti asilo hanno evidenziato un servizio di traduzione inadeguato durante le interviste, ritrovandosi a dover correggere essi stessi i traduttori.
I richiedenti asilo all'interno delle strutture chiuse hanno riportato di non avere accesso ad alcuna assistenza legale e che i funzionari incaricati non sono stati in grado di fornire alcun supporto legale né prima né durante i colloqui.
Nel frattempo, le condizioni all'interno dei centri di detenzione e degli hotspot si deteriorano ogni giorno. Anche se il numero delle persone arrivate sulle isole si è ridotto drasticamente, i campi sono sovraffollati e le persone dormono in ogni minimo spazio dove riescono a montare una tenda o ammassati in piccole camere con più di 30 persone. Le famiglie vivono in tende di fortuna e alcune sono costrette a dormire sul terreno roccioso. I genitori stanno cercando di costruire ripari per proteggere i propri figli dalle ustioni solari, con le temperature che questa settimana in Grecia hanno raggiunto i 38 gradi.
Se la valutazione delle richieste di asilo continuerà al ritmo attuale, i profughi bloccati sulle isole greche dovranno probabilmente attendere, in queste condizioni, almeno un anno, prima che le loro richieste siano valutate. Secondo i dati del Servizio di Asilo Greco, sono state registrate più di 7.000 richieste di asilo da parte di profughi arrivati sulle isole dopo il 20 marzo 2016 e al momento, tre mesi dopo, solo 1.429 richieste sono state valutate a causa del mancato stanziamento dell'UE delle risorse necessarie per applicare il programma da lei stessa definito. Delle 1.429 richieste di asilo valutate, 267 sono state rifiutate dal Governo greco perché considerate inammissibili in considerazione del fatto che la Turchia è un Paese terzo sicuro per i richiedenti. Più di 250 richiedenti, in maggioranza siriani e curdi siriani, si sono appellati a questa decisione e due di queste richieste sono state respinte anche in seconda istanza[1].
Nel suo Secondo Rapporto sui progressi nell'implementazione dell'accordo Ue-Turchia, la Commissione Europea fa menzione di una comunicazione inviata lo scorso 5 maggio 2016 alle Autorità greche per confermare che la Turchia "ha intrapreso tutte le misure legislative e non" affinché la Grecia possa considerare quest'ultima Paese sicuro per la deportazione dei "migranti irregolari".
Questo contraddice il rapporto dei Membri del Parlamento Europeo, che tra il 2 e il 4 maggio scorsi hanno visitato le strutture che in Turchia ospitano i deportati dalla Grecia. I Membri del Parlamento "hanno documentato violazioni dei diritti fondamentali e l'impossibilità di un qualsiasi futuro per loro in Turchia". Il rapporto afferma anche che le persone deportate, inclusi i bambini, sono trattenute in centri di detenzione senza alcuna possibilità di presentare richiesta di asilo.
"Le azioni dei leader UE sembrano lontanissime dalla realtà sul campo. È preoccupante che la sicurezza e gli interessi dei bambini e delle famiglie che fuggono da guerra e violenze vengano ignorate sempre di più. Oggi non possiamo ignorare le leggi per la protezione delle vittime di guerre e persecuzioni, quelle stesse leggi che sono frutto di anni di duro lavoro e dedizione," continua Frost.
Il Secondo Rapporto della Commissione Europea rileva anche che c'è stato un aumento dello sfruttamento da parte dei trafficanti nell'area dei Balcani da quando i confini sono stati ufficialmente chiusi. Questo trova conferma anche da parte del personale di Save the Children impegnato sul campo, e dimostra come le misure di deterrenza, come la chiusura dei confini e l'accordo UE-Turchia, non fermeranno le persone in cerca di salvezza, obbligandole invece a intraprendere percorsi ancora più rischiosi e mettendo a rischio le loro vite. A tre mesi dalla sua applicazione, l'accordo UE-Turchia ha avuto il solo effetto di esporre persone già vulnerabili a maggiori rischi.
Il Secondo Rapporto della Commissione Europea è consultabile ai link:
http://statewatch.org/news/2016/jun/eu-com-turkey-second-progress-report-6-16.pdf
Il report della Delegazione GUE/NGL per la Turchia (2-4 maggio 2016) è consultabile al link: