29.9.08

C'è anche chi pensa agli ospedali (e non è un pensiero negativo, tutt'altro)


 
 
ENEL CONTEMPORANEA: L'AMERICANO JEFFREY INABA REALIZZA UN PERCORSO ARTISTICO ALL'INTERNO DEL POLICLINICO UMBERTO I DI ROMA CON UN'INEDITA SALA D'ATTESA ECO-SOSTENIBILE
 
 
  • L'artista americano Jeffrey Inaba chiuderà la seconda edizione di Enel Contemporanea con un intervento al Policlinico Umberto I di Roma dal 13 novembre 2008 al 13 febbraio 2009, dopo le installazioni degli assume vivid astro focus a Roma e degli A12 a Venezia.
 
  • A cura di Francesco Bonami, Enel Contemporanea prevede una serie di progetti di arte pubblica, con installazioni di artisti internazionali dedicate al tema dell'energia
 
Roma, settembre 2008 – Sarà l'artista americano Jeffrey Inaba a chiudere l'edizione 2008 di Enel Contemporanea al Policlinico Umberto I di Roma, principale ospedale della capitale e tra i più grandi d'Europa, dal 13 novembre 2008 al 13 febbraio 2009.
 
Dopo il percorso giocoso di immagini, neon e video proiezioni ideato dagli assume vivid astro focus a Roma tra le storiche rovine di Largo Argentina e il giardino nascosto creato dal gruppo A12 nella laguna di Venezia in occasione della 11. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, Jeffrey Inaba interviene in un contesto insolito per l'arte contemporanea quale un ospedale, realizzando un'inedita sala d'attesa eco-sostenibile (The Waiting Room, 2008), accessibile a tutti e alimentata da pannelli fotovoltaici.
 
Il progetto dell'artista nasce da una riflessione sul sentimento di attesa in un ambiente sociale particolarmente delicato e complesso come quello ospedaliero. Da tempo impegnato nella ricerca di soluzioni innovative per lo sviluppo urbano sostenibile, dove estetica e utilità sociale sposano una causa comune, Inaba realizza il proprio intervento artistico nelle aree di passaggio del Policlinico e crea una struttura temporanea dove i tanti pazienti, visitatori, medici e personale ospedaliero possano trovare un momento di distensione o attendere al riparo in uno spazio accogliente.
 
Colori, luci e forme geometriche si accostano all'utilizzo di elementi eco-sostenibili, come i pannelli fotovoltaici che ricoprono il lato sud della waiting room, donando idealmente all'ospedale un'energia nuova e vitale. L'installazione cattura lo sguardo del passante e il gioco di volumi conferisce al luogo e allo spazio circostante un aspetto architettonico contemporaneo e visionario. Nel linguaggio artistico di Inaba l'attesa è energia in divenire e ha il ruolo di trasmettere una valenza e una forza positiva, per portare un elemento di conforto in un luogo solitamente di passaggio e contenitore altamente emozionale. 
Alla sua seconda edizione, Enel Contemporanea è il progetto promosso da Enel (la più grande azienda elettrica d'Italia e la seconda utility quotata d'Europa), che prevede la realizzazione ogni anno di una serie di opere sul tema dell'energia commissionate ad artisti di fama internazionale (www.enel.it/enelcontemporanea).
 
L'edizione del 2007 aveva visto la partecipazione dell'artista inglese Angela Bulloch, con una suggestiva eclissi lunare sopra l'Ara Pacis a Roma (Repeat Refrain), del danese Jeppe Hein, con una fontana d'acqua interattiva (Hexagonal Water Pavilion) nel quartiere della Garbatella e, infine, dell'italiano Patrick Tuttofuoco, con una grande opera-cantiere in Piazza del Popolo (Future City).
 
Grazie al linguaggio internazionale e trasversale dell'arte, Enel prosegue così il proprio percorso di azienda fortemente impegnata in programmi di ricerca e innovazione e di sensibilizzazione dell'opinione pubblica in materia di energia e sviluppo sostenibile, anche attraverso iniziative culturali e sociali che vedono al centro l'energia nelle sue diverse forme.
 
Jeffrey Inaba, americano, è il fondatore dello studio di architettura e consulenza culturale INABA, basato a Los Angeles, che si occupa di architettura, arte e urban design con una particolare attenzione alla ricerca e al sociale. E' inoltre Director del C-Lab, il gruppo di architettura e comunicazione della Columbia University (www.c-lab-columbia.edu) e Program director del Southern California Institute for Future Initiatives (SCIFI) (www.futureinitiatives.com). Dal 1997 al 2003 ha diretto insieme a Rem Koolhaas il Progetto sulla Città all'Harvard University's Graduate School of Design. Ha da poco esposto al New Museum di New York, al Walker Art Center di Minneapolis e alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino. Ha all'attivo mostre e progetti in tutto il mondo, fra cui i più recenti in corso a Miami, Dubai e New York. Vive e lavora tra Los Angeles e New York.
 
Curatore della Biennale di Venezia del 2003, Francesco Bonami è attualmente Senior Curator del Museum of Contemporary Art di Chicago, Direttore Artistico della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo per l'Arte di Torino, Direttore Artistico di Pitti Immagine Discovery a Firenze, Direttore Artistico del Centro d'Arte Contemporanea Villa Manin. E' inoltre Responsabile della nuova collana "Supercontemporanea" edita da Electa Mondadori. Per Mondadori ha pubblicato "Lo Potevo Fare Anch'io" (2007), una raccolta sull'arte contemporanea. Attualmente sta lavorando a una mostra sui 40 anni dell'arte italiana per il Museo di Arte Contemporanea di Chicago e Palazzo Grassi, "Italics; Arte Italiana fra Tradizione e Rivoluzione 1968-2008".
 
ENEL è la più grande azienda elettrica d'Italia e la seconda utility quotata d'Europa per capacità installata. Enel produce e vende elettricità e gas in tutta Europa, Nord America e America Latina. A seguito dell'acquisizione della compagnia elettrica spagnola Endesa, Enel è ora presente in 21 paesi, con una potenza di circa 80,000 MW e serve circa 55 milioni di clienti nell'elettricità e nel gas. Quotata dal 1999 alla Borsa di Milano, Enel è la società italiana con il più alto numero di azionisti, circa 1,7 milioni tra retail e istituzionali.
 
 



21.9.08

Pam Spirito Libero su E

E' girato in finto low fi per non far vedere la vera età di Pamela
Anderson. Sorbole.

19.9.08

10.9.08

Porno, Miss Italia e uragani

La tv, per chi ancora non l'avesse capito, distorce.

Preferisco, a livello estetico, il porno a Miss Italia ("molto
piercing e pochi tatuaggi", dice la Mirigliani che continua "a noi
non è mai arrivata la magrissima"). E mi piace che si raccontino per
ore e ore gli 0 morti di New Orleans col recente uragano,
dimenticando le centinaia dello stesso uragano in centro America.

Non è vero che i media stiano migliorando, c'è solo più roba da
scremare, il poco resta il meglio.

8.9.08

Romagnoli, Phelps e la cultura sportiva di noi italiani

Rileggevo l'altro giorno l'articolo non troppo lungo che Gabriele
Romagnoli ha scritto sulle Olimpiadi di Pechino e Vanity Fair ha
pubblicato il 20 agosto. Allora la Pellegrini era solo una belloccia
che aveva perso i 400 stile libero, mentre Phelps uno che aveva vinto
la sua seconda medaglia nella staffetta 4x100 stile libero 'grazie ad
uno meno famoso e sponsorizzato di lui' (o qualcosa del genere, non
ricordo le parole esatte) e la Pellegrini una che era 'affondata' a
metà gara.

Ricordo a Romagnoli che in Usa la staffetta la fanno col
cronometro: ai Trials, i loro campionati nazionali, fanno i 100 metri
e i primi 4 americani, i più veloci, nuotano la staffetta. E' dalle
nostra parti che gli atleti vengono selezionati. Là basta nuotare
forte. Phelps poi è un mezzofondista e nuota meglio a farfalla che a
stile libero e non per caso è partito per primo: di solito il più
forte non parte per primo. Dopo i suoi 100 metri gli Usa erano
secondi dietro l'Australia a pochi centesimi. E quindi, come è ovvio,
non è vero che Phelps la sua seconda medaglia nella staffetta 4x100
stile libero l'ha vinta 'grazie ad uno meno famoso di lui'. La
medaglia di squadra l'ha vinta, guarda strano, la squadra USA e non
Phelps da solo.

Riguardo alla Pellegrini, è una ragazza di 20 anni e non mi pare così
strano che abbia vinto 'uno solo' dei due ori che, forse, avrebbe
potuto vincere. Tanti di quegli atleti la sognano per anni
l'Olimpiade, altri come Emiliano Brembilla (40 titoli italiani
assoluti) a Pechino c'è andato per una staffetta che, ancora, non ha
vinto niente... ma era così contento, a fine giochi. E ci credo... Ho
insegnato nuoto per anni a tanti bambini e la sua medaglia, non so
bene perchè, la medaglia di Pellegrini la sento anche un po' mia e
non credo di essere l'unico.

Il punto, secondo me, è che lo sport è un gran bel lavoro. La 44enne
Josefa Idem, intervistata dopo aver 'perso' l'oro per un millesimo ha
dichiarato di essere contenta del risultato e che si sentiva molto
più fortunata della sorella che lavora in fabbrica e fa i turni. Poi
ha interrotto l'intervista perché doveva andare a consolare uno dei
figli che avrebbe voluto ascoltare l'inno italiano. Punto e basta. E
l'intervistatore di "Magna Rai" continuava solo a chiederle cosa era
mancato perché non aveva vinto l'oro, come se la medaglia appena
vinta non contasse nulla. Quando Antonio Rossi è arrivato quarto è
sceso dalla barca sorridendo e accennando al suo amico Yuri Chechi...
Ma la fatica che ha fatto per rimettersi in barca alla sua età deve
essere stata tanta, tanta, tanta.

Lo sport ha una sua morale, che è semplicemente che vincere è tutto e
perdere fa schifo. Ma se hai dato tutto puoi anche accontentarti
perché non si può vincere sempre. Dalla glorificazione dei medagliati
e dallo scarso interesse per prestazioni e risultati che ho visto in
tv e sui giornali, di tutto ciò in Italia si parla poco e niente,
anche durante le Olimpiadi. Ma la nostra cultura sportiva, nonostante
alcuni articoli e maniaci del calcio, sta crescendo...

Questa benedetta cultura sportiva sta crescendo ANCHE grazie a
Romagnoli, Covacich e Vanity. Perchè, dopo quell'articolo citato, che
mi ha fatto un po' arrabbiare, altro che un po'... Romagnoli ha
scritto un bellissimo articolo di chiusura sulla pallamano, e di
Covacich non dimenticherò mai l'articolo spiegazione alla sua ragazza
- fidanzata - moglie sul ciclismo.
E quindi, nonostante qualche sbaglietto, Vanity allo sport fa bene.

Ciao, Lorenzo Tiezzi

5.9.08

Grazie e gli Atleti - Artisti di Stato


Gent. Cesare,

Mi ha fatto piacere vedere la mia lettera pubblicata sul suo blog.

Le mie critiche, rileggendole anche un po' troppo forti... Soprattutto nelle parole (Mister No non è maestro). Probabilmente sono state un bello stimolo per lei... che a differenza di tanti nostri colleghi (nostri perché anche io tra le varie cose scrivo) non è un cretino, anzi. Si vede che lei è una persona che impara, non dagli sbagli, perché ha espresso una sua opinione, non ha sbagliato niente... Ma impara dal confronto. 

Non è che volevo darle dell'incompetente, ha senz'altro capito, volevo stimolarla a scrivere ANCHE degli altri, dei perdenti, dei quarti posti, di gente come la Sensini che per 4 anni ce la dimentichiamo tutti e poi vince un'altra medaglia...

Tutto qui.

Per le critiche al carrozzone olimpico, mi unisco alle sue, compreso il solito corteo di atleti che oggi hanno ritirato le solite onorificenze dal Presidente della Repubblica (sia chiaro, solo i vincenti, gli altri non meritano menzione). Mi ha fatto piacere capire, visto che i militari erano tutti in divisa, che la Idem, di cui da italiano vado orgoglioso, non è militare... e che in qualche modo campa lo stesso. Mi piacerebbe avere qualche soldo e un'azienda per prenderla come sponsorizzare.

Io non so quanti italiani siano contenti di pagare lo stipendio a Cammarelle che il poliziotto non lo fa, nei fatti. E' un po' come con la Scala: io amo l'Opera, ma perché non può essere davvero un ente indipendente non finanziato dallo stato come il Metropolitan di New York? Non credo che tutti gli italiani debbano pagare per le passioni di pochi, o almeno, non in questa misura. Sarebbe bello farla un'inchiesta: quanto ci costano tutti questi atleti e artisti di stato che poi non sono come gli Uffzi a Firenze, ossia non generano turismo. Perché non la  consiglia a Feltri e la scrive su Libero, per gli spettacoli le do una mano (anche se non ne ha mica bisogno...)

Un ultimo commento su quello che scrive delle donne e le Olimpiadi, sulla loro prevalenza... Ecco è un argomento così complicato che non so neanche qual è il mio parere. Io dico che tutti, uomini e donne, siamo spesso troppo presi dalla carriera e dal lavoro e non pensiamo ad essere felici. Le donne, che al successo stanno pensando da meno tempo, in questo senso, sono anche peggio di noi.

Con stima, Lorenzo Tiezzi

www.lorenzotiezzi.it

4.9.08

Nella vita funziona tutto per caso oppure no?

Nella vita funziona tutto per caso oppure no?

L'altro giorno proprio mentre correvo e stavo pensando a mia mamma che era pittrice e dipingeva spesso bambini sul campo di calcio di provincia al tramonto in cui correvo, proprio davanti a me, si sono materializzate due bambine di 4 o 5 anni e dietro di loro un nonno che correva pure lui, preoccupato che attraversato la strada vicina senza guardare. Poi dopo le bambine sono andate a giocare lì vicino tranquille e lui si è seduto a chiacchierare con un amico. Oggi invece mentre mi arriva un sms da mia zia per una mostra di mia mamma a cui parteciperà ovviamente la nostra famiglia... mi è venuto da pensare che comunque la vita è strana perchè ho appena finito un articolino per un giornale leggero in cui io, che di classica so poco, ho scritto di Arturo Benedetti Michelangeli, il preferito di mia mamma. Mi sono alzato dalla scrivania per aprire la porta e fare un po' di corrente che fa ancora caldo e da fuori sento che arriva un pianoforte classico, credo sia Chopin. Ascolto meglio e mi accorgo che ho da pochi giorni o poche ore un vicino pianista, non è un disco, sono mani che picchiano sui tasti. E' strano. Ed è bello. Tornando alla questione iniziale, se nella vita esiste funziona tutto per caso oppure no... La risposta non la so, per niente. Però quando succedono cose così bisogna godersele fino in fondo. La vita è spesso noiosa, anzi bisogna fare un sacco di cose noiose per vivere ma quando succedono cose così bisogna fermarsi un attimo solo e godersele fino in fondo. E poi ricominciare a lavorare, come sempre.

2.9.08

L'italia e la legalità / Ultras sui treni e Leoncavallo

Sabato sono stato a Torino in treno e mi sono trovato benissimo. Pensa te se trovavo gli ultras napoletani e mi tiravano giù dal mio posticino. Siccome sono uno che reagisce, chissà quante ne prendevo... Ma tutto ciò è perfettamente normale. Gli ultras a Napoli da anni entrano facendosi aprire i cancelli. Per chi non lo sapesse i cancelli non si possono forzare. C'è qualcuno che li apre dall'interno, così come il prefetto di Napoli ha voluto far partire un treno pieno di gente senza biglietto. Ecco io vorrei che questo prefetto, Alessandro Pansa, si dimettesse. Non perché ha sbagliato a far partire il treno (non c'ero, magari ha dovuto farlo davvero...). Ma perché se bastano 4 o 500 stronzi senza biglietto a far partire un treno che Trenitalia non voleva far partire... l'Italia non esiste come stato di diritto. Sono anni che pago il biglietto per spostarmi in treno, questi Ultras non pagano. Stesso discorso per il prefetto di Roma che non è riuscito a far si che 4-500 stronzi non potessero entrare allo stadio.

Altra questione non meno importante. Il Leoncavallo è un centro sociale ma anche Fondazione ma il suo coordinatore dice che la SIAE si può anche non pagare. Ma che cosa dice questo ignorante (ignorante perchè finge di non sapere)?

Vorrei tutela dal mio stato, per favore.

1.9.08

Problemi di traffico: ci pensano Giovanardi e il conto esodo

Giovanardi ha avuto l'ottima idea di controllare anche la quantità di
droga e non solo quella di l'alcol negli automobilisti. Finalmente.
Solo che i controlli andrebbero fatti anche di giorno, normalmente,
ai camionisti, ai taxisti, a tutti quanti. E poi: siamo certi che uno
che si è fatto una canna 3 giorni prima o ha fatto un tiro o ha preso
una pastiglia 2 giorni prima... sia davvero pericoloso al volante?
Per me no. Per me che ogni giorno guido la tragedia è il modo di
guidare normale di tutti noi 'non drogati - né ubriachi' a provocare
incidenti. Ma la cosa non fa notizia, quindi vai con i drogati al
volante che fanno le stragi.

Le code per il contro esodo sono state poche? Gli italiani non è sono
tutti idioti. C'è chi è partito prima, c'è chi è partito dopo e c'è
chi è partito all'ora sbagliata con la famiglia tranquillo
fottendosene se arrivava con qualche ora di ritardo. La tragedia è il
traffico di ogni giorno feriale intorno alle grandi città. Io conosco
bene Milano ma chi ci vive mi dice che Roma è praticamente
invivibile. Ma non se ne parla. E vai con la coda estiva, che fa
notizia.