30.4.07

Bolgia: un maggio spinto spinto...

Un maggio pimpante per il Bolgia. Dopo la Demolition Night del 30/4 che ha visto in console la bella (e brava!) Asia Argento, appuntamenti consueti come la collaborazione con Alter Ego e un vero evento, quello della presentazione in anteprima mondiale (per una volta è vero quindi lo scriviamo) del nuovo album di Felix da Housecat. Il top dj è noto agli appassionati di house non solo per mega hit come "Silver Scene Shower Scene". E' un grande anticipatore. Ad esempio in questi mesi le radio suonano un remix di un bel brano di Nina Simone. E' di almeno 4 anni fa un remix di Felix del brano della Simone, "Sinnerman", incluso nella bella raccolta Verve Remixed. E uno come Felix al Bolgia ci sta benissimo, perchè da sempre suona forte. E solo quello che gli pare, al di là delle mode del momento. Il titolo del disco è al momento top secret. La stagione si chiude il 26/5, con un evento che vedrà in console Intrallazzi, storico creatore del Bolgia Sound. Oggi Roberto apprezzatissimo in UK col suo progetto Cube Guys, ma non è certo una novità per uno che a inizio anni '90 vendeva milioni e milioni di dischi coi suoi F.P.I. Project. Con lui in console Leeroy Thornhill, il dj dei Prodigy, un altro protagonista del mixer che al Bolgia è praticamente di casa col suo sound potente. www.bolgia.it

25.4.07

Deejay, Linus, Mtv, i Police... e la crisi della musica

Sono stato qualche giorno in Abruzzo e mi sono rilassato nonostante qualche mangiata in più. Ricomincia il tran tran oppure il tram tram. Ho ricevuto una mail da un ragazzo che ha lavorato per un anno a radio Deejay e che in questi giorni torna a lavorare in una radio di provincia. Mentre è di questi giorni la notizia che Linus è direttore non solo di Deejay ma anche di tutte le altre radio del gruppo L'Espresso (Capital, m2o). Non commenti da fare, mentre ho letto un'intervista su Vanity in cui Albertino diceva che oggi la musica non è più protagonista in radio e altrove. Detto da chi prima faceva soprattutto il dj mentre oggi fa soprattutto altro suona come una sconfitta. Ma è così. E la colpa però non è di tutti quanti allo stesso modo. Albertino come comico non si discute, ma come programmatore musicale era ancora più bravo. Oggi a Sciambola nei fatti non annuncia neanche più i pezzi. E sono certo che gli dispiace. Il sottoscritto a 24 anni voleva lavorare in discografia, oggi il settore è il 10% circa della mia attività. Certo in questa totale atmosfera di cacca (per la nuova musica, mentre già si annuncia il sold out per il revival dei vecchi Police, impegnati nel raccogliere altri milioni di euro a spese dei nostalgici), spicca Radio Deejay che fa utili come Mtv, e proprio come i top dj che prendono anche 10.000 euro a sabato sera. Mentre chi i dischi li fa e i musicisti di solito non campa granchè. Non ho commenti, solo è un dato di fatto che chi la musica la usa (Radio, tv musicali) fa i soldi. Proprio come i promoter - organizzatori di 'grandi eventi' tipo i concerti di Vasco e Police, artisti che quando va bene fanno cose di livello da 25 anni. Ossia i promoter incassano il lavoro fatto anni fa dalla discografia, dalla Targa Italiana che lanciò Vasco Rossi. Ossia niente novità. Mentre chi fa musica (musicisti e discografia) oggi è in crisi nera.

20.4.07

I pensieri di Pasquale Paoli (e quelli di Rigoni Stern)

Non vedo Pasquale Paoli da qualche centinaio d'anni. Ma sono molto contento di avere riallacciato con lui rapporti via mail. Adesso che mi ha dato il permesso di pubblicare le parole che leggerete qui sotto, parole dedicate all'umanità di cui ognuno di noi fa parte a modo suo e quasi sempre pensando ai cazzi propri (io almeno faccio così di solito)... Adesso che posso pubblicare i suoi pensieri sono ancora più contento.

Pasquale mi sembra simile a me.

Ossia non più giovane (sui 35, mi ricordo male Pasquale?) ma manco sereno. In lotta con questo mondo di m.

E allora, prima di lasciarvi alle sue parole che convido al 99% (altrimenti non voterei per Pannella) consiglio dal profondo del cuore anche un libro di un vecchio montanaro, Mario Rigoni Stern, quello de Il sergente nella neve. Si chiama Stagioni è l'ha scritto recentemente. Ci si respira tanta serenità. Come se Stern che ha fatto la ritirata di Russia (mica noccioline) ha saputo trovare. Non dico dove e come perchè sennò rubo il piacere del libro. Dico invece che io darei 5 o 10 anni di vita per capire come cavolo ha fatto.

Ma sto divagando.

Signore e signori, websurfer di tutto il pianeta. Ecco a voi il Pasquale Paoli Pensiero.

Per chi volesse conoscerlo meglio (oppure dirgliene quattro), ecco la sua mail: Pasquale_Paoli@excite.it


Hai messo su un discreto blog, devo dire. Io ho rissato sempre più stupidamente su infernet per anni, trovandola letteralmente gremita di stupidi, incompetenti, idioti, piccini, inutili, venduti, cattivi e dementi puri e semplici; mi sono stufato ed ho quasi smesso di usarla. Le persone interessanti che vi ho incontrato si riducono a una o due, in mezzo a tanto forsennato ciarpame.

Ho comunque letto il tuo pensiero sulla violenza negli stadi, che in Albione sarebbe in calo. Ci credo: tra prezzi folli e telecamere, è cambiato il target delle partite e dunque è cambiato il pubblico. La violenza sociale è spaventosamente aumentata in tutto il cosiddetto occidente, ma si sfoga fuori dallo stadio, fuori dai locali, fuori dalle città, fuori da tutto. Espressione di fasce crescenti di popolazioni destinate all'esclusione, che il generale indementimento priva anche di guide politiche in grado di incanalare essa violenza verso forme costruttive, verso il rivendicare una qualche soluzione alle zero speranze, zero futuro, zero case, zero garanzie, lavori di merda, stipendi che sono una pacca sulle spalle e condizione giovanile da occultare in silenzio.

Mi càpita un paio di volte l'anno di alzare le chiappe da Prào, dove lavoro come un pazzo dieci ore al di' (ti scrivo ora che sono in attesa della telefonata di un tale che ha da risolvermi una piccola magagna su un database) e di andare a Parigi e a Milano.

La periferia parigina è semplicemente dantesca. Decine di ragazzi che vivono come in "la haine", il film di Mathieu Kassovitz che una decina di anni fa presentava già un quadro che avrebbe tenuto sveglio la notte chiunque avesse un minimo di responsabilità amministrative o educative: tutti dai quindici ai trentacinque anni, fotocopie culturalmente annichilite dell'ultima moda nel Bronx di sette generazioni prima, tutti a girare per le strade e per le stazioni della metro senza nulla da dire, nulla da fare. Nessun movimento politico vi fa presa, con infinitesime eccezioni per qualche forma di solidarietà di orientamento islamico. La loro voglia di distruzione esplode a tratti in fiammate di eccezionale violenza collettiva ed è una risposta al "non esistere" cui sono condannati dalla nascita, perché sono almeno venticinque anni che in Occidente la solidarietà è considerata al più uno hobby per dementi sfanculabili, e l'ineguaglianza sociale un dovere civico. Si esiste solo perché si possiede. E neppure vanno a cercare qualche ricco da rapinare o da sprangare: colpiscono i vicini, i genitori, quelli che in mezzo a tanto zero possono dire di avere una macchina usata e alimentata a cambiali. Risse tra poveri alimentate da chissà che merda chimica, visto che anche in Toscana, a quanto mi dicono, lo hashish sta sparendo dalle piazze e sta lasciando il posto a quella merda colombiana di cui gli occidentali più involuti portano con orgoglio il nome sulle felpe o sulle magliette.

La destronzaggine francese ha messo a governare una classe politica che sui poveri si accanisce, sicura di un ritorno elettorale immediato. I casi umani che a Firenze ciarlano, scagnano, ciarlano e ciarlano contro -per fare un esempio tra tanti- le spese per i campi nomadi trovano nella zuppa pestilenziale cui è ridotta la politica "occidentale" un brodo di coltura eccellente: sempre per lo stesso esempio, non so se in Francia esistano campi nomadi sovvenzionati; in compenso ho visto quelli non sovvenzionati, non controllati, non custoditi, non puliti, in cui roulottes e tende sono abbarbicate su catene montuose di rifiuti. Se ne vedono lungo la linea tre della ferrovia suburbana.

In Francia come altrove, la perenne emergenzialità dei fascisti ha messo in piedi in pochissimi anni un mondo in cui basta un niente per ritrovarsi dalla parte dei cancellabili, dei paria, dei reietti; basta un disturbo del comportamento di media gravità, con la povertà a garantire il precipitare di ogni sorte. L'esistenza di una Francia bianca di serie A e di una nera di serie B è realtà da un bel pezzo ed ancora, nonostante l'evidenza di un mondo che esplode loro in faccia praticamente tutti i giorni, l'idea di fondo per tante carogne ossessionate delle casette in Canadà, cui la legge e l'economia hanno foderato gli occhi di lardo al punto tale che non sanno più neanche di cosa stiano parlando, è che negando un "finanziamento" o una "sovvenzione" i problemi e le persone cessino di esistere: ma qui si tratta per l'appunto di persone e di gruppi sociali, non di stabili ex pubblici da cartolarizzare, o di greppie da ripulire tipo le fondazioni liriche o le aziende municipalizzate, non so se mi spiego.

Giovedi quindici febbraio di quest'anno di Grazia duemila e sette ero a Milano al termine di una faticosa giornata di lavoro fieristico. A causa della pressoché nulla conoscenza della città ho finito per trovarmi, con altre due persone, a cena in un blasonato ed antico ristorante di via Vittor Pisani frequentato dai più discutibili personaggi del bel mondo e dalle loro cortigiane. Per una cena di buon livello qualitativo ma di discutibilissimo rapporto quantità-prezzo abbiamo speso centosettanta euro in tre. Due antipasti, tre secondi, una bottiglia di vino e due d'acqua. Nostro vicino di tavolo il calciatore Ronaldo, accompagnato da una fitta schiera di colleghi e di scherani, e un dj celeberrimo presso la parte più deafferentata del pubblico radiofonico, in onore del quale il direttore di sala ha fatto passare non so quale canzonaccia su capitan uncino, giunta a metà cena a fracassar timpani e coglioni in ispregio dell'ambiente gravido di pretese di raffinatezza.

Altro contrasto con l'occidentalissima e modaiola asetticità del posto, il trattamento alquanto familiare da parte del personale di servizio, che non ha disdegnato di commentare senza alcuna adulazione la silhouette e le abitudini alimentari del brazileiro strapagato. Approvo il realismo impietosissimo del commentatore assicurandogli che quel signore non costituisce un modello per nessuno di noi tre. Caricato mugugnando il salatissimo conto sul groppone dell'azienda, usciamo dal locale. Il Pirellone è a cinquanta metri, tanto quanto distano le infauste architetture della Stazione Centrale.

Il centro nevralgico della Milano che entusiasmò Guareschi e che rese agra la vita di Bianciardi. In tono con l'ambiente e perfetta per collocazione sarebbe quindi la sede di Alleanza Nazionale, con un'insegna su cui spiccano le parole FINI e IN PRIMA PERSONA, se non fosse per un dettaglio distante 6 (sei) metri, che rivela tutt'altro stato di cose. A poca distanza dall'insegna di cui sopra, ed a due passi dall'ufficio di Formigoni vedo tre persone che tentano di dormire nei sacchi a pelo, sotto la luce ebete dei neon accesi tutta la notte.

Gli entusiasti della mondializzazione magnificano l'esistenza di quartieri di Mumbai dove si vive come a Milano; si dimenticano regolarmente di citare i quartieri di Milano dove si vive come a Mumbai.

Davanti a un contrasto del genere, che diventa sempre più frequente nella totale indifferenza della stragrande maggioranza della popolazione, viene in mente che Giorgio Bocca ha intitolato uno dei suoi ultimi libri "L'Italia l'è malada". Non pensavo che l'ex partigiano, in tarda età, riuscisse ancora ad essere tanto ottimista. L'Italia non è "malada", è proprio moribonda. Un paese in piena agonia sociale, dove impera e detta legge una torma di gente volgare, stupida e cattiva. La prima considerazione che viene da fare a chi vi torna, dopo un periodo anche breve trascorso in un paese rimasto "a quote più normali", come definiva anni fa Franco Battiato una quotidianità in cui "le iene degli stadi e quelle dei giornali" avevano una valenza residuale invece che essere perpetuamente al centro della scena, riguarda le facce della gente comune. Quelle che si vedono in giro, per la strada e sui marciapiedi. Sono facce torve, grinte, ghigne, musi di passanti.

Il riflesso di uno stato di paura perpetua, rinfocolata ad arte fino a farla diventare reale; la dittatura della "sicurezza" che impesta, tanto più martellante quanto più diventa illusoria, ogni aspetto del vivere quotidiano. Lo spettacolo delle piazze vuote e dei giacigli per le strade è la migliore conferma dell'imputridimento sociale vicinissimo al trionfo; la migliore risposta, e la più efficace, a chi ciarla di un inesistente paese del Bengodi sciorinando ad ogni campagna elettorale quintali di "cifre" false e manipolate.

La realtà, cui tutti i media indistintamente evitano di fare il minimo cenno, è quella di un paese dove domina senza contrasti l'ostentazione di un'ignoranza abissale ed assoluta in ogni campo dello scibile, in cui "cultura" è oramai una parolaccia, un insulto che teste sempre più vuote sbavano quotidianamente nei confronti dei pochi che ancora cercano di rappresentare con un minimo di dignità i sudditi della penisola italiana. Maurizio Gasparri affermò a suo tempo che al posto di Luzi avrebbe dovuto essere nominato senatore a vita Mike Bongiorno, ed aveva ragione. L'Italia attuale è molto meglio rappresentata da Mike Bongiorno che da Mario Luzi perché è il degno risultato di un lavoro indefesso, alacre, continuo, che in trent'anni di televisione, di debiti, di eroina, di idiozia, di ineludibili boiate criminali l'ha trasformata da paese civile e reattivo che era ad aggregato indistinto di individui tenuti insieme solo dalla condivisione di un individualismo manicomiale, per i quali non vi è colpa più grande di criticare il pilota di turno: sono proprio trent'anni che al timone di questa narrenschiff si alternano campioni di malafede contornati da una ciurma di azzeccagarbugli litigiosi e mediocri, avendo da tempo il teatraccio dei partiti perso ogni appeal per chi abbia un minimo di rispetto di sé.

E tutti simulano il piglio eroico e sicuro di un Colombo o di un Magellano e nei circenses di cui sono protagonisti fanno finta di non sapere che non stanno in mezzo ad un oceano, ma in un lavandino impestato di una melma lercia ed ubiqua, nella quale il naufragio è praticamente già in corso. Un paese dove dal 1989 in avanti, con una tendenza che non ha più conosciuto alcun serio contrasto dal 2001 ad oggi, almeno un terzo della cittadinanza -per tacere dei migranti- si è visto ogni giorno togliere la terra da sotto i piedi in nome di una dittatura del denaro gabellata come superiore interesse generale; sfanculati con nonchalance dai loro stessi rappresentanti politici, interi settori della società sono privi di interesse perché privi di potere d'acquisto, inutile dunque sprecare spazio e microfoni per le loro istanze.

In fondo, il modo di procedere legittima agli occhi di chiunque la democraticità di un sistema politico sempre più indistinto dal funzionamento dei mass media: non occorre ammazzare o imprigionare nessuno (beh, quasi); basta spengere un microfono, manipolare un'intervista facendo diventare bianco ciò che è nero, pubblicare smentite anche rabbiose in pochi righi che nessuno legge, sotto una valanga di titoli di scatola sempre più vacui e demenziali. Ci hanno provato anche di recente, con prassi ormai ordinaria, quando a Catania un poliziotto è rimasto ucciso in tumulti di ultras (e nota bene che tutto si è svolto FUORI dallo stadio): per qualche tempo, una scritta su un muro di Livorno è parsa colpa più grave di un omicidio in una piazza catanese, commesso evidentemente da mani meno degne, sempre ed in ogni caso, di essere additate al pubblico disprezzo.

E poco tempo fa Clemente Mastella è letteralmente uscito di melone perché per una mezza volta, un individuo destinato ad essere macinato dalla repressione a senso unico di una legge che si applica ai poveri e si interpreta per i ricchi, è riuscito ad andargli in culo e a far sentire la propria voce. Uno degli arrestati (padovano o milanese, non mi ricordo) dentro dal 12 febbraio con l'accusa di terrorismo. Non sono riusciti a cancellarlo, a stivarlo silenzioso nell'ennesima galera di un paese guardato a vista come in Orwell, infarcito di forze dell'"ordine" a livelli mai visti prima. Uno smacco intollerabile. In un'epoca impestata da mezzani e caporali di tutti i tipi, in cui nessuno più lavora perché tutti "fanno business", si toglie in modo ininterrotto sempre più visibilità al numero crescente di persone per il quale il semplice rimanere in vita soddisfacendo i bisogni primari del lavoro e della casa è diventato un'impresa impossibile; tutta gente alla quale, nel migliore dei casi, spettano le offerte di "prestiti" e di "mutui", nonché le edificanti pagine dei rotocalchi di annunci economici grondanti avvisi di "professionisti dell'immobile" e di altri tafani del genere. Il tutto neil'ebetudine vacua e condiscendente di una classe politica a cui la borghesia più piccina ha imparato da tempo ad avviare i propri scarti, i figli riusciti male, i nipoti fancazzisti: che vi si dedichino anima e corpo, così non fanno danni altrove.


In questo contesto in cui la realtà quotidiana stride ogni giorno di più con quella dipinta dai media e dal mondo lunare in cui vivono politicanti ed affaristi, la disuguaglianza sociale impera dogmatica e continua allegramente a crescere. Ed ancora, nessuno a chiedersi davvero se non si è esagerato, col pensiero unico e con la pornocrazia che sul web incornicia tra due femmine da trivio perfino i discorsi del presidente della repubblica...

19.4.07

Claudia Mori ritiene che la vita di Einstein sia sua proprietà

Da un comunicato stampa:

“Inizieremo le riprese di ‘Einstein’ entro agosto 2007”. Claudia Mori, responsabile della Ciao Ragazzi, parla del film/fiction “Einstein”, la coproduzione internazionale diretta da Liliana Cavani e realizzata in collaborazione con Rai Fiction. “Siamo stati i primi a presentare e comunicare il nostro progetto sulla vita di Einstein circa due anni fa –spiega la Mori- sia noi che la Rai, tra l’altro, lo abbiamo confermato al Miptv di Cannes, lunedì scorso. Oggi è apparso un comunicato che altre società di produzione hanno in mente di fare un film anche loro su Einstein, tra l’altro ne annunciano pure uno su Steve McQueen. Buona idea, ci penserò: potrebbe interessare anche a me fare un film sulla vita di Steve McQueen”.

Bene. Sembra chiaro che Claudia Mori ritiene che l'argomento vita di Einstein sia sua proprietà solo per il fatto di aver detto che vuol farci un film. Eppure con tutti i soldi che ha fatto (meritatamente) suo marito Adriano Celentano con la SIAE dovrebbe aver capito cos'è opera dell'ingegno. E cosa è invece solo un'idea come un'altra.

18.4.07

Io, me stesso e l'ufficio stampa dei locali

Qualche settimana fa il mio amico Alessandro Rimassa mi ha intervistato per Nightlife, il mensile dei locali del Silb. Purtroppo per motivi di spazio è uscita solo una risposta. Rileggendo quello che ho detto mi sono piaciuto per cui pubblico qui. Magari a qualcuno interessa.

Come funziona il lavoro di ufficio stampa per un locale?
E' un lavoro di ufficio stampa come un altro. Si cerca di conoscere il prodotto, ossia le serate, il design, i dj, i drink... e si cerca di comunicare tutto nel migliore dei modi a quanti più addetti ai media si può. Il mio obiettivo negli ultimi tempi è anche ridurre al minimo gli aggettivi qualificativi, in puro stile Wikipedia. Dire che un dj o un club sono i migliori equivale a non dire niente, mentre dire che Daniele Baldelli mixa da quando i mixer non erano stati ancora inventati è dare un'informazione importante. Visto che scrivo anche (Urban, Max, quotidani Epolis, Mania Magazine), non sopporto che 'spinge' dj o eventi come unici quando invece sono normali, ma dignitosissime, serata in un locale. 


Ci sono differeneze da locale a locale, da discoteca, discobar a ristorante?
Un locale come il Bolgia, giovane e 'spinto', non c'entra niente col martedì 'chic' dello Shocking di Milano o il venerdì la Prima del Mya di Brescia. Il Rolling Stone di Milano resta sempre rock anche quando dentro c'è il Pervert. Ovviamente ogni gestore avrebbe le sue esigenze, ma ormai sono io che comando il gioco. E dico loro. Se fossimo Tom Cruise o la Nike potremmo scegliere tra Vanity Fair e il David Letterman Show. Visto che siamo noi, minuscoli, e il budget pubblicitario è pari a 0, comunichiamo tutto a tutti e ringraziamo per ogni singola riga di visibilità che i media ci regalano. 

Quali le richieste da parte dei gestori/proprietari?
Uscire su Max, Gq, Maxim, Kult, Venerdì, Corriere e Repubblica, contemporaneamente, con almeno una pagina. Anche il 25 e il 26 dicembre (quando i giornali non escono).

Con chi ti trovi a dover interagire?
Con un gruppo ristretto di persone, alla fine. La serietà, per chi lavora di notte, è merce rara, per cui ci conosciamo tutti e quando ci si vede in giro la vera festa è bere qualcosa insieme... ridendo delle fissazioni di un dj o dei problemi del nostro lavoro.

Che rapporto si instaura con i giornalisti?
Con alcuni il rapporto è ottimo, anzi mi sento di dire che più il giornale è importante, meno i giornalisti si danno arie e più si informano. Se il livello della testa scende, i nomi sbagliati non si contano e come per magia Joe T. Vannelli diventa un vocalist e Intrallazzi un performer. Sono sempre più convinto che come dice Massimo Plebani: "la notte è lo scivolo del giorno". E' triste dirlo, ma sono convito che la notte sia per tanti un modo per fare soldi facili, non una vera passione. Io invece amo da impazzire la notte.  Quando in autostrada vedo il sole che sorge, mi sento più vivo di quanto avevo 15 anni e uscivo dal Bella Bimba di Albinia. Non vedo l'ora di lavorare di meno di giorno per frequentare di più i locali italiani. (Plebani è direttore del Capogiro di Bergamo e vecchia volpe della notte italiana) 

Si comunica il locale o eventi/serate?
Entrambi, ovviamente. Ogni locale ha un suo 'spirito'. Il Bolgia è così trasgressivo e post industriale da diventare in realtà il parco di divertimenti più sicuro del pianeta terra. 

Quali cose consigli ai gestori/proprietari per favorire la
comunicazione sui media?
Comunicare ai propri uffici stampa per tempo le serate, ossia almeno un mese e mezzo prima, in modo da poter uscire sui pochissimi mensili seri d'Italia. Ogni tanto di notte lo sogno, la programmazione di un'intera stagione data per tempo. 

Dare ai propri uffici stampa qualche spunto, invece di dire sempre o quasi sempre 'dai, inventa tu qualcosa'. Un concerto di Vasco Rossi è tale perchè consiste nella performance di Vasco Rossi, l'unica rockstar italiana. Una serata in discoteca non è meno importante, quando sia pensata come tale. Con un inizio, una fine, un salire, un scendere. Con nomi, cognomi, foto di alta risoluzione, biografie, concept interessanti.  

È importante portare il locale sui giornali? O in tv? O i
radio? O in Internet?
I miei clienti hanno sempre centinaia di risultati su Google. Il resto, tutto il resto, a mio parere conta solo a livello di prestigio,  Google è informazione. E' anche bello che su Google conta il lavoro quantitativo, spesso senza il filtro di amicizie, conoscenze. Mi piace molto poi che su Google si veda bene chi sbaglia i nomi di vie, artisti e dj. Le parole, almeno nel nostro lavoro dovrebbero essere importanti, ma tanti scrivono Bob Sinclair e Rolling Stones di Milano. Divertente poi il lato delle tv. Tutti gli spot o quasi sono pieni di dj, ma poi mai e poi mai la notte vera (non quella d Lucignolo) viene raccontata. Ma forse è meglio così. 

La comunicazione a livello di ufficio stampa porta gente
nel locale o è una operazione di immagine?
Internet porta persone quanto un spot alla radio, solo che internet è gratis. La stampa e la tv danno credibilità soprattutto nei confronti dei concorrenti e di potenziali sponsor.

Come funziona il tuo lavoro?
Per fare una battuta, dico che funziona male. In realtà con gli anni si trova un equilibrio. Ad esempio ho una persona che mi aiuta nel lavoro sul web e i risultati in questo senso sono ottimi.

Che locali segui?
In questo momento seguo il Bolgia di Dalmine (Bg), il Mya Dinner Moving di Brescia e Salvacion Ibiza, forse il party  italiano più conosciuto nel mondo. Ma la famiglia LT va allargandosi e mi occupo anche di discografia (Ruzzy Records. OGGI INVECE NON NE OCCUPO PIU') e design (Gianfranco Bortolotti Design). 

Si lavora per un tempo determinato (tot mesi) o a lungo
termine?

I progetti che funzionano durano almeno una stagione. Gli altri sono spesso interrotti a metà dalla mentalità ottusa dei gestori, ognuno dei quali è convinto di avere la Ferrari dei locali mentre  ha una Punto. Attenzione che vendendo la Punto si guadagna 100 volte in più che con la Ferrari. Solo che i gestori spesso restano convinti del fatto che il loro locale sia 'meglio' degli altri e tutto si arena. 

Come lavori (mail, telefonate, conferenze stampa, serate con
giornalisti...)?

La base sono le mail, agli amici e alle persone serie si telefona volentieri, le conferenze stampa per i club sono inutili (tanto dopo le 20 non si muove nessuno) e sinceramente non le amo. Sono sempre staccate e separate dall'evento. Ogni giornalista, ogni addetto ai lavori sa di essere benvenuto nei locali e nelle serate per cui lavoro, ma ho capito che più inviti le persone, meno vengono. C'è poi la questione logistica: i milanesi sono convinti che fuori Milano inizi la preistoria. In realtà la zona Bergamo Brescia è più viva, più ricca e più piena di belle donne. E le migliori disco italiane (a mio parere) sono il Tenax e il Goa, entrambe non proprio a Milano. 

Quali i costi di un ufficio stampa per un locale?
Non so, paradossalmente, quali siano i valori di mercato. Quando devo fare un preventivo, guardo la quantità di ore di lavoro che un locale mi porta via e soprattutto considero la serietà dei gestori (Giordano Vecchi del Bolgia e tutti a Salvacion Ibiza li considero ormai amici). Il prezzo, per un locale che spende centinaia o migliaia di euro per la console ogni sera, è sempre basso, bassissimo. Quello di uff. stampa è un lavoro umile, da operaio delle parole, esattamente come quello del giornalista, uno che dovrebbe raccontare quello che succede (e solo raramente dire la sua). Preferisco farlo senza pressioni che col fiato sul collo perchè so che viene meglio. 

30/4: Asia Argento fa la dj al Bolgia di Dalmine (bg)

30/4 @ Bolgia (Bg) DEMOLITION NIGHT feat. Asia Argento!

Il party che ha fatto conoscere il Bolgia in Italia e che ancora oggi è super richiesto da tv, media etc: la Bolgia Demolition Night, con una Porsche distrutta in pista a suon di bastonate... e ottima musica. Un rito pagano pieno di sorrisi e divertimento. Una festa priva di ogni violenza reale. Agli adulti andrebbe spiegato che la violenza rappresentata non è reale, ma forse è tempo perso. Quest'anno la madrina d'eccezione è la bella attrice e regista Asia Argento, dj da tempo, senz'altro a suo agio nell'atmosfera post-industriale del club... In console anche il dj duo resident del Bolgia, i Monkey Lovers. www.bolgia.it

Il PP pensiero (parte 1) e l'interattività

Una delle poche ma interessanti corrispondenze via mail della mia non breve e poco importante vita è quella col simpatico PP. Spero di poter pubblicare presto un bel pezzo della sua lunga mail. Non mi sembra giusto che solo io possa leggere cose così poco banali (non scrivo intelligenti per non esagerare, ma la sostanza è quella). Mi piacerebbe condividerle con i pochi e spero poco affezionati lettori di questo blog.

Spero di toccare almeno un anno di attività bloggare senza un commento che non sia del sottoscritto o finto.

Alla faccia dell'interattività.

Sono convinto che già pensare qualcosa di intelligente e originale sia difficile da soli. Dialogare dicendo in due cose intelligenti è quasi impossibile.

Sono sempre contento quando cambio idea grazie alle idee di qualcuno, ma quando accade avevo sempre torto io prima.

12.4.07

14/04: Dan Ghenacia fa ballare il Kama Kama (Lu) coi suoi di Rendez-Vous, prima compilation della sua label Freak n'Chic

14/04: Dan Ghenacia fa ballare il Kama Kama (Lu) coi suoi di Rendez-Vous, prima compilation della sua label Freak n'Chic

FOTO IN HI RES SU WWW.LORENZOTIEZZI.IT

QUANDO &s DOVE

dalle 23 fino all'alba

discoteca: www.kamakama.it info: 339 1163236. Indirizzo via provinciale per Camaiore uscita Viareggio

CHI
Si è fatto conoscere a un after della domenica mattina, ‘Kwality’ a Le Batofar, un vecchio barcone attraccato sulla riva della Senna, nella zona sud di Parigi. Adesso con la sua label Freak n’Chic ha una residenza a Le Zebre, sempre a Parigi, un vecchio teatro di cabaret nella zona est della capitale francese. D’estate Ghenacia è resident in due dei più importanti party di Ibiza: al Circo Loco at DC10 (after del lunedì mattina) e pure al party We Love (allo Space ogni domenica).

LA MUSICA DI GHENACIA
Rendez-Vous è la prima compilation pubblicata da Freak n'Chic, la label di Dan Ghenacia. Il CD 1 contiene 12 tracce esclusive non mixate e prodotte da artisti della label. Ad esempio Dan Ghenacia & David K present 'U&I', Shonky, Jamie Jones, Marc Antona. Il CD 2, invece, è mixato da Shonky and Dyed Soundorom ed è una selezione delle più belle tracce uscite su Freak n'Chic nei suoi 4 anni di storia, ossia: Jamie Jones, Bibi's Ghost, Shonky, U&I ed altri... Ecco che dice il top dj francese, tra l'altro anche resident di Circo Loco Ibiza. Dice Ghenacia: "Fondai la mia label perchè io e i miei amici avessimo un modo per far uscire le nostre cose. l suono di Fn'C invece è semplicemente il risultato del nostro lavoro in studio, senza filtri, senza pensare a dover seguire uno stile".

WEB
www.danghenacia.com
www.myspace.com/freaknchic

4.4.07

i bei concorsi musicali

Mi hanno appena girato un scambio di mail riguardante uno dei tanti (inutili) concorsi musicali che affollano il vuoto panorama musicale italiota. L'organizzatore che litiga con un band

Volevo riportarlo integralmente, ma a chi giova? Sono senz'altro entrambi in buona fede.

Aboliamo i concorsi e Sanremo.

Oppure continuiamo così che in era di Myspace si capisce subito. Se un gruppo fa un concorso o va a Sanremo (in gara) non può che essere mediocre.

3.4.07

La Paranza

Uno di Cogne se n'è andato in prima istanza, canta Daniele Silvestri ne La Paranza. Che dire di più e di meglio? E' l'apice della felicità, non farsi beccare e farla franca. Stare comodi comodi sulle spiagge di Rimini senza pagare le tasse, visto che l'evasione fiscale è l'unica cosa che accomuna tutti. Nord e sud, aziende e professionisti. Gli unici che non lo fanno sono i 'poveri' assunti che però sono gli unici ad avere lo stipendio sicuro. Basso? Che vuoi, è sicuro. La Paranza.