24.5.18

E se un blogger / giornalista scrive dell'evento o del progetto che promuove come PR?

Siamo nell'era delle appartenenze plurime e con tutti i problemi del pianeta, questo del PR che scrive dell'evento non lo vedo un grande problema - Io faccio il PR per campare e qualche volta scrivo - prima più spesso, oggi meno - firmo sempre o quasi con il mio nome così gli addetti ai lavori sanno (agli altri non importa molto) se quando scrivo di qualcosa che promuovo o ho promosso sono troppo LECCHINO oppure no.

 Spesso il PR conosce ciò che promuove alcune decine di volte meglio del giornalista, che dell'argomento di cui dovrebbe scrivere, purtroppo, a volte, se ne frega. Capita spesso. Spesso il giornalisti in ambito "amenità" sa poco dell'argomento di cui scrive, ma ne scrive, perché l'ambito amenità è molto variegato: cronaca bianca, gossip, musica, moda, tendenze, clubbing, giovani (...). Come si fa a sapere tutto? E' proprio dura. Anzi impossibile, senza un po' di passione. 

Venendo a me stesso (Lorenzo Tiezzi), mai e poi mai, se scrivo su una testata di qualcosa che promuovo o che non promuovo faccio una cosa: IL COPIA INCOLLA del comunicato (parola per parola o nella sostanza), cosa che invece, anche sulle testate importanti, accomuna molti dei giornalisti in ambito intrattenimento. Se proprio devo scrivo: come dice il comunicato stampa e faccio copia incolla. 

Sono vent'anni che faccio questo lavoro, ho le prove di quello che dico - quando scrivo, scrivo quello che penso, quando faccio il PR devo sempre mediare tra diverse esigenze e ovviamente mettere in evidenza le cose belle e strane e "importanti" di una cosa tralasciando quelle più normali -


Felicità


«Si propone di classificare la felicità tra i disordini mentali e di includerla nelle future edizioni dei principali manuali di diagnostica sotto questo nome: disordine affettivo primario, di tipo piacevole. Da un esame dei principali testi risulta che la felicità è statisticamente anormale, consiste di un discreto conglomerato di sintomi, è associata a una vasta gamma di anormalità cognitive, e probabilmente riflette un anormale funzionamento del sistema nervoso centrale». Philip Roth, "Il teatro di Sabbath

17.5.18

Traguardato tagliandato


il traguardo, quando lo passi, non conta poi molto. L'hai già passato mentalmente decine e decine di volte in allenamento. Sai già, alla partenza, che hai fatto tutto ciò che potevi / dovevi per raggiungerlo facendo "il tuo meglio" (definizione vaghissima e molto personale). Il traguardo serve moltissimo anche quando non lo raggiungi, anzi forse di più. Perché l'obiettivo, il desiderio, la corsa verso qualcosa (e non le coppe, le coppette, gli applausi se ci sono, i complimenti, etc) sono molto più importanti di un punto d'arrivo. La soddisfazione vera è nel percorso.

13.5.18

E MENTRE IN PARLAMENTO STANNO PER RISOLVERE TUTTO



La metà degli aeroporti italiani sono in rosso fisso ma sono indebitamente finanziati dalle regioni con soldi a compagnie con Ryan Air pur di avere voli in quegli aeroporti - sono orgoglioso di abitare a Brescia, tra le città italiane che NON ripeto NON ha aeroporto (abbiamo Verona e Bergamo a 40 minuti non servirebbe a una cippa) L'ITALIA E' FINITA ANDATE IN PACE (ps mia soluzione: scioglimento immediato di tutte le regioni comprese quella a Statuto Speciale resta solo una struttura territoriale per Sanità tutto il resto allo stato - dipendenti delle regioni molti licenziati qualcuno resta con contratti a termine)

9.5.18

pronti ad arricchirci tutti? Investire in Azioni Google: come farlo e perchè







8.5.18

runner


Il vero corridore non è quello che vince, è quello che sa non lasciare tracce e può continuare senza essere seguito, senza dover seguire qualcuno o qualcosa. (Tarahumara)



6.5.18

La fine che ci aspetta, entro breve


 Oggi ho rivisto un pezzo di Ultimatum alla Terra, un film che avevo visto e che in qualche modo la mia mente aveva cercato di rimuovere, senza succcesso.

E invece è un capolavoro, almeno la storia. Perché la razza umana è già più o meno finita, auto - condannata.

Non arriverà nessun alieno ad accelerare e/o migliorare la faccenda, la vita sul pianeta entro breve rifiorirà non appena ci toglieremo dalle balle.

Siano insetti, batteri o altro, almeno loro sopravviveranno al nostro costante avvelenamento del pianeta, ai nostri massimalismi, alle nostre chiacchiere, ai vegani che mangiano soia bio coltivata in Peru (che arriva in aereo inquinando), a chi crede che la plastica vada bene perché "tanto poi la ricicliamo", a chi ha sempre la macchina sotto il culo, a me stesso che parlo tanto e poi non è che faccia molto.

non è il nostro pianeta. avremmo dovuto essere parte della vita di questo pianeta e invece siamo il suo cancro ormai terminale. Ci siamo sempre sentiti più intelligenti di tutti. Ma il regno vegetale ci è superiore in tutto, così come qualsiasi altro essere vivente per quel che riguarda la crudeltà. Siamo i peggiori e ci ammazziamo tra noi come niente.

potremmo finire la nostra storia con un briciolo d'orgoglio, con provvedimenti seri e immediati che impatterebbero la vita di tutta l'umanità da subito e in peggio (meno aerei, meno popolazione, meno cibo animale, meno pesca, meno merci che si muovono per il mondo, meno petrolio, meno acciaio etc). Sarebbero palliativi, ormai la mia idea è che la razza umana sia condannata. Ma sarebbe bello finire con un po' di cervello, di orgoglio dicevo...

Ovviamente non ce l'avremo e finiremo da fare schifo, molto prima di quel che il 99% della popolazione mondiale pensa.

2.5.18

Da IlPost - Trump e il suo certificato

L'ex medico personale di Trump ha ammesso che il certificato di buona salute diffuso durante la campagna del 2015 Trump se l'era scritto da solo. Certo, a ripensarci, leggendo la frase «gode di una forza fisica straordinaria, [sarebbe] l'individuo più in salute mai eletto» sorge qualche dubbio sul suo autore.

la vita è un libro

Non è un pensiero mio ma di Alan Uzzauto su Facebook

Mercoledì. In giro sotto la pioggia, noto una vetrinetta un po' buia, pulita, piena di libri. Tutte edizioni di decine e decine di anni fa. Tenuti perfettamente, immacolati. Sulla vetrina c'è un foglietto. "Suonare il campanello, sono qui". Suono. Guardo dentro e, da alcune scale laterali, vedo scendere un signore molto anziano. Apre la porta, si passa le mani sul grembiule, mi accoglie con con molto garbo.
Due piani occupati da migliaia di libri, sistemati con ordine. 
"Le dico subito che questo non è un negozio. È solo un mio spazio privato, una mia nicchia. Un circolo, se vogliamo. Spesso ricevo appassionati e poeti. Ci riuniamo qui e parliamo di letteratura. Può guardare tutto, però, ovviamente, se vuole."
Non so dove guardare prima, gli occhi corrono da un titolo all'altro. Gli faccio qualche domanda sulla disposizione dei libri e cominciamo a parlare. Gli si illuminano gli occhi.
Parliamo di Dumas e Victor Hugo ("I due più grandi di sempre"), di Joyce ("Qualcuno ha davvero mai capito Joyce?"), di Russia, avanguardie, Cernysevskij, Lenin, socialismo, Gogol.
"È da tanto che ha questo posto?"
"Ma no, sa, in realtà da poco ho cominciato a collezionare e tenerli qui. Dal pensionamento. Eh, poco, poi. Ormai saranno 30 anni."
Non voglio disturbare oltre e saluto, avviandomi alla porta.
Me la apre, sorride. "Torni pure a trovarmi quando vuole, è un piacere."
Amen.

(Alan Uzzauto)