15.10.09

Caro Marcello Lippi, lavori (e non rompa le palle)

Caro Marcello Lippi,

Le ricordo che il pubblico è sovrano. Chi paga il biglietto è sempre in diritto di fischiare dire pure vaffanculo all'allenatore di una squadra. Se Berluscono dice sputtanare e la cosa va al Tg1 senza un biasimo, io tifoso che pago il biglietto posso senz'altro dire vaffanculo a un allenatore, pure a lei, che, tra l'altro, è pagato con i soldi dello stato. 

Sia chiaro, vaffanculo non è un'offesa personale, ormai. Tutt'altra cosa è essere razzista o dire a questo o quello che è gay etc etc. E' una cosa volgare, ma mica niente di che.

E poi, a lei e quello strapagato di Cannavaro, rompe che qualcuno le dica "andate a lavorare".

Ma perché?

Chi vive di sport e di arte, sa dai tempi di Shakespeare che il popolo, ossia il pubblico è sovrano, e fa e dice quello che gli pare.

Che il calcio o l'arte siano un lavoro è tutto da vedere, poi...

Si immagini che potevano pure riempirla di pomodori.

E adesso, caro Lippi, torni a lavorare e non ci rompa le palle con le sue arrabbiature.

Se vincerà un altro mondiale, senz'altro, la faranno santo. Se invece perderà, i fischi non mancheranno.

In tutti i casi, a me piaceva più Sacchi che più di una volta ai giocatori ricordava l'impegno che gli operai devono mettere alle pressa.

Lei mi è simpatico, ma stia un filino più tranquillo.

Sacchi il mondiale non l'ha vinto, e lei si. Ma le parole e le reazioni contano.