29.4.15

I pensieri di Marco Aurelio (una piccola selezione personale)

Vanità di cortei trionfali, drammi sulla scena, greggi, armenti, duelli, un ossicino buttato ai cani, briciole di pane in un vivaio di pesci, tribolazioni e affanni di formiche, corse folli di topolini spaventati, burattini mossi dai fili. A tutto questo si deve assistere con indulgenza, senza disgusto, e tuttavia capire che ognuno vale quanto le cose a cui si interessa.

Sarà forse un semplice desiderio di gloria a distrarti? Pensa alla rapidità com cui l'oblio avvolge tutte le cose: l'abisso del tempo infinito, del prima e del poi; la vanità della fama, l'incostanza e la leggerezza di chi ha l'aria di applaudirti; lo spazio angusto in cui è confinata la tua fama. Perché la terra intera non è che un punto, di cui il luogo in cui tu abiti non è che una frazione. E anche qui, quanti e di che genere sono quelli che canteranno le tue lodi?

Non ti preoccupare. Ogni cosa avviene in armonia con la natura universale. E presto tu non sarai più in nessun luogo, come Adriano ed Augusto. Poi fissa la tua attenzione sul problema e ricordati che è tuo dovere essere un uomo onesto. Compi senza indugi ciò che la natura umana esige, dicendoti che è la cosa che ti pare più giusta. Fallo solo con cortesia, con rispetto, senza finzioni (…).

Ricordati che che ad opprimerti non sono né il passato né il futuro ma solamente il presente. E questo si riduce a ben poca cosa, se soltanto lo isoli e rimproveri il tuo intelletto ogni volta che pensa di non poterlo affrontare, pur ridotto entro limiti così ristretti (…).

La natura non ti ha fuso col composto di cui fai parte così intimamente da non permetterti di segnare i tuoi confini e dominare ciò che ti appartiene (…).

(…) In nessun luogo più tranquillo e calmo della propria anima ci si può ritirare. (…) Concediti quindi costantemente questo ritiro ed in esso rinnovati.

Sono infelice perché mi è capitata questa disgrazia? Al contrario: "Sono felice perché, malgrado la disgrazia che mi è capitata, continuo imperterrito, non abbattuto dal presente né spaventato dal futuro". Una sventura del genere può capitare a tutti, ma non tutti sarebbero capaci di continuare imperterriti (…).

(Marco Aurelio, da i Pensieri)