24.11.16

I reality hanno successo perché si cucina poco e si suona meno

Sarebbe molto interessante poter consultare ricerche sociologiche serie che ci raccontino, numeri alla mano, quante persone suonano uno strumento musicale oggi rispetto agli anni '70. Sarebbe utile avere dati concreti sulla reale quantità di tempo passata cucinando alimenti crudi nella società occidentale. Si cucina più oggi o negli anni '70? E rispetto ai tanto vituperati anni '80, quando i cuochi erano solo cuochi e non star, si cucina di più o di meno?

Nel frattempo mi baso su impressioni e alcuni dati incontrovertibili. Tutti sanno che i reality show che mettono in mostra presunti talenti sono figli della crisi televisiva. Proprio come il mitico Grande Fratello, costano poco, rispetto ad qualsiasi altro tipo di programma tv. Pochi però riflettono sul cosa, ovvero su come il racconto televisivo dei 'talent' sfrutti l'argomento che tratta.

Se il GF si basava solo sul vouyerismo (guardo bei ragazzi e belle ragazze senza mestiere divertirsi in una casa), i cosiddetti talent show, ovviamente non hanno nulla a che fare col talento. Raccontano invece l'interesse generico della massa per un argomento sul quale ormai ha perso gran parte di ciò che conta, ovvero cultura e competenza.

Partiamo dai cooking show. Master Chef, come La Prova del Cuoco e certi programmi sul tema piace perché a casa si cucina ormai pochissimo, anche in Europa e non solo negli USA. I cibi precotti, i preparati e i piatti più elementari sono lo standard e quindi anche un semplice cuoco o una persona qualsiasi che sappiano fare un soffritto danno spettacolo. Negli Stati Uniti piacciono poi show ancora più 'esagerati' che raccontano poco il cibo, come Hell's Kitchen, visto che in quest'ultimo paese si cucina ancora di meno.

I reality musicali, proprio come quelli culinari, sono basati soprattutto sulle emozioni epidermiche. Partono da emozioni che non si basano sulla musica, ma sull'effetto che essa ha soprattutto su chi ha poca abitudine con essa. Nei reality musicali nessuno suona, nessuno compone, nessuno arrangia, davanti alle telecamere, tranne rari casi. Ci si trova di fronte una presunta star che solitamente fa un perfetto karaoke. La messa in scena effettuata da professionisti come Luca Signorini soverchia armonia, melodia, ritmo, metro, suono (la materiale della musica). Inoltre, i reality musicali sanno sfruttare alla perfezione il bisogno di parlare di essa ("mi sei arrivato", "non mi sei arrivato", gli infiniti casting e battaglie, etc). Solo chi è davvero competente ed abituato ad essa, come il giudice di un talent, sa gestire e verbalizzare la magia che regala la musica. Quando la magia della musica o dell'arte ti colpiscono di solito non riesci a parlare, magari piangi o peggio (sindrome di Stendhal). Quando tra giovani musicisti in sala prove ci si emoziona davvero suonando di solito nessuno lo dice, si parla d'altro. E invece in tv, fiumi di parole, che tra l'altro costano pochissimo per quel che riguarda la messa in scena. La messa in scena della 'performance' è brevissima ma costosa, le lunghe chiacchiere sono a costo zero, tranne i costi tecnici ed il cachet dei professionisti.

X Factor, The Voice e quasi tutti gli altri reality musicali partono dal più semplice da giudicare tra gli strumenti musicali, la voce umana. Ovviamente, la voce viene sempre o quasi associata ad una melodia che conosciamo già e che sa farci emozionare ('cover' e solo dopo 'inediti'). Ovviamente i prodotti televisivi hanno come fino ultimo il loro stesso successo, non quello dei partecipanti.

Infatti anche chi invece ritiene che i reality manifestino interesse e cultura anche per quel che riguarda musica e cibo, non può negare ciò che è ovvio. I vincitori e tutti i partecipanti, anche quando sono bravi, quasi sempre vengono dimenticati, per dare spazio ai nuovi concorrenti. Chi ha nuovo slancio per la propria carriera sono invece di solito i giudici.