22.6.18

la forza di una campagna pubblicitaria


Settimio Benedusi dice:

Che forza che può avere la Fotografia!
Quando riesce a raccontare la contemporaneità del mondo, i suoi drammi, la sua umanità, le sue contraddizioni e le sue miserie. 
Abbiamo ancora i quotidiani (io personalmente leggo il Corriere della Sera tutte le mattine) che possono essere il teatro dove la Fotografia riesce ad esprimersi con efficacia: una doppia pagina del maggior quotidiano italiano è di straordinaria efficacia. 

La Fotografia non è morta, è ancora viva. 

(photo di Kenny Karpov)

io, Lorenzo Tiezzi, dico:

...

Non so. Sicuramente una campagna efficace. Riuscire poi davvero a cambiare la società, a colpirla, con una qualsiasi pubblicità (perché di questo si tratta), la vedo dura. Siamo anestetizzati dal dolore. Qui poi mancano i bambini. I bambini che soffrono ci fanno ancora commuovere, vedi Messico USA e prima la foto del bimbo morto in Spiaggia in Turchia (etc). Commuoversi è verbo che non vuol dire molto. la COMMOZIONE è una delle cose più cretine che possiamo fare, perché dura pochissimo. E' molto contemporanea. Non diventi volontario per COMMOZIONE, non doni il sangue per COMMOZIONE. Non lo fai perché vedi una foto. Ma tutto comunque può partire da una foto. Alla commozione, all'efficacia deve seguire altro. 

Ma quell'altro NON è compito del comunicatore / pubblicitario / fotografo. Lui, con questa foto / pubblicità ha colpito, ha fatto il suo (non morale, non sociale, non buono, non cattivo) LAVORO. 

Quindi si, la fotografia è viva.

La società non è mai stata buona, per cui certo non diventerà più buona con una campagna o una campagnetta o una Campagnola... ma forse magari si sveglia.