13.4.09

Il terremoto e quello che penso

La tragedia assoluta del terremoto in Abruzzo ci tocca tutti. Ognuno
di noi, con le nostre piccole e banali vite, si sente di dover dire o
fare qualcosa perché se non facciamo niente e se non diciamo niente,
tutte le piccole e banali cose che facciamo ogni giorno perdono
significato. La morte, specie in questi tempi di X Factor e Gf, fa
ancora più paura. La morte, la guardiamo in faccia solo quando non
possiamo farne a meno, noi normali. Noi sani, come diceva mia mamma,
che sana non è stata quasi mai per tutta la sua vita ma è riuscita a
campare fin quasi a 70 anni e fare me e mia sorella, che siamo venuti
benino. Noi normali e sani non possiamo capire che la vita è dura ed
è sempre attaccata un filo... ma c'è qualcuno che capisce. E sono
quelli che davvero, ogni giorno, e non solo quando c'è 'l'emergenza'
fanno volontariato, nel loro piccolo, senza tanti inutili proclami.
Il terremoto è uno schifo, certo, ma la vita e la malattia (e la
morte) spesso fanno schifo, ancora più schifo... perché il terremoto
mette tutti allo stesso livello (l'ho sentito dire a un terremotato),
mentre la nostra bella società col cavolo che ci mette tutti in riga,
tutti uguali. Per cui la mia speranza personale, per me, e non per il
resto del mondo, è cercare di capire che non c'è emergenza, non c'è
l'sms per donare... non c'è la tragedia in Abruzzo. La tragedia è non
fare, giorno dopo giorno, tante piccole (piccole?) cose che
potrebbero riuscire a farmi sentire un po' meglio. Si può fare, lo
posso fare, lo devo fare. Basta che apra la porta di casa e che
riesca ad essere almeno un po' ottimista.