9.5.09

Mia nonna, il mobilone e Montanelli

Una mail che ho mandato ad Antonio D'Orrico, che scrive (bene) di
libri sul Corriere Magazine

Caro Antonio,

volevo già comprarmi qualcosa di Montanelli, visto che ho letto tanti
suoi articoli quando era ancora in vita. Poi è morto, e per un motivo
o per l'altro lo stavo dimenticando. L'altro giorno ho scaricato sul
mio ipod, come faccio sempre quando vado a correre, un podcast di
Marco Travaglio, che mi piace, come giornalista, molto di più di
Santoro... e ho capito perché odia tanto Berlusconi. Non sapevo fosse
al Giornale quando Berlusconi entrò in politica, non sapevo avesse
seguito Montanelli alla voce. Insomma, un po' di ragioni per la sua
giornalistica fissazione ce le ha pure, Travaglio intendo. Del suo
maestro non ha certo preso la sobrietà e l'asciutezza. Sempre lì ad
essere anti berlusconiano. Esagera e perde.

Ma le scrivo, oltreché per farle i soliti complimenti, per parlare
del mio Montanelli, ossia di mia nonna. Perché me lo fece scoprire
lei, e come lui, era una persona di cultura che però non la faceva
pesare. Si, mia nonna, mi diceva anche di uscire con gente del mio
livello, non con i miei amici dell'Antella, paesino oggi molto chic a
pochi km da Firenze (30 anni fa non lo era)... ma in un certo senso
aveva ragione. La cultura va coltivata, sennò te la dimentichi.

Dietro di me, finalmente, ho il mobilone che aveva in casa lei, anzi
suo padre, il generale Mirandoli (c'è una carta appiccicata dietro
che lo attesta). Mio padre dice che anche stato a corte, boh... L'ho
portato su da Firenze a Brescia mercoledì, col mio amico Danilo, che
fa l'imbianchino e mi ha aiutato anche portarlo su per le scale (col
pianoforte) anche mio suocero, uno che ogni giorno legge tutto Libero
(tutto). Ossia legge più di me.

Ecco, io sono certo uno come mio suocero, vorrebbe tanto leggere
l'italiano semplice e perfetto di Montanelli, invece che le
sciatterie molto acculturate che capita di leggere sui giornali e in
tanti libri.

Lorenzo Tiezzi