13.9.19

Chiara Ferragni e il suo mondo da fiaba pieno di hater (che sa monetizzare)

Quello di Chiara Ferragni non è un mondo da fiaba. Non sappiamo tutto della sua vita. Sappiamo ciò che vuol farci vedere, che magari è quasi tutto, ma non tutto. Ogni singolo post di un influencer di questo livello è frutto di una strategia collettiva (ha un suo team) di marketing. Si chiama influencer marketing ed è una cosa molto seria. Chi fa l'hater viene comunque monetizzato in questo senso. CF ha questi risultati perché è un editore di successo e la sua testata (da riempire di pubblicità, unica fonte di reddito) è la pagina Instagram di CF e ha pure CF come testimonial. CF ed il suo team, a differenza di ciò che il 99% del suo pubblico e di chi la odia, lavora molto per essere CF. Il punto è un po' come essere una star del cinema o essere un pilota di formula uno: non è che scegli. Ci sono milioni di persone che vorrebbero essere al tuo posto, ma al centro della scena ci sei SOLO TU per meriti e qualità (senz'altro) e una sana botta di C. (che nella vita è sempre essenziale). 

Lorenzo Tiezzi x ltc - lorenzo tiezzi comunicazione lorenzotiezzi.it

Segue il bell'articolo pubblicato dalla Provincia di Cremona e scritto dal suo direttore Marco Bencivenga. Titolo: "Chiara, odio ingiustificato. Il successo non è una colpa". 

In un'altra città probabilmente le avrebbero già costruito un monumento. O dedicato una piazza. A Cremona no. A Cremona ogni volta che appare o si cita Chiara Ferragni qualcuno storce il naso. Qualcun altro fa lo spiritoso. I più illuminati, addirittura, si indignano. Di cosa non ci sa. Però si indignano. "E cosa avrai mai fatto per meritare tante attenzioni?", si chiedono invidiosi. Già. Cosa ha fatto in vita sua Chiara Ferragni? Semplice: partendo dal nulla, è diventata una delle "influencer" più famose del mondo, secondo Forbes la numero uno indiscussa nel campo della moda. Dagli Stati Uniti alla Cina, da Londra a Parigi, da Rio de Janeiro a Stoccolma, ogni suo post su Instagram fa tendenza e sposta consumi. E per questo vale oro. Secondo Money.it oltre 50 mila dollari al colpo, non male considerato che in media ne pubblicato cinque o sei al giorno. Certo, su Instagram ci sono personaggi che guadagnano molto di più perché hanno molti più followers: Kylie Jenner (la più piccola delle sorelle Khardashian) ne ha 145 milioni, Ariana Grande 163, Cristiano Ronaldo 182, Justin Bieber 118, Neymar 125, Dwayne Johnson 156 milioni. Ma prima di essere influencer, questi campioni di popolarità sono stelle del calcio o della musica, top model, divi del cinema. O miliardari di famiglia. Chiara Ferragni, invece, è semplicemente se stessa, l'ex ragazza del liceo del "Manin", la figlia del dentista nata e cresciuta all'ombra del Torrazzo, prima di frequentare la Bocconi, aprire un blog che parlava di scarpe e spiccare il volo verso la gloria internazionale. Wikipedia oggi la definisce una "imprenditrice". Come Emma Marcegaglia o Miuccia Prada, la signora dell'acciaio e la stilista che mezzo mondo c'invidia. Non c'è da sorprendersi. Nel suo piccolo, la "signora Fedez", moglie del rapper italiano più famoso, è presidente e amministratore delegato di tre importanti società (The blond salade, Tbs Crew e Chiara Ferragni collection), ha una propria label con tanto di negozio monomarca nel quadrilatero di Milano, offre lavoro a uno stuolo di dipendenti e collaboratori e impegna un'intera squadra di commercialisti per gestire i numerosi contratti pubblicitari di cui è titolare: testimonial di marchi di prestigio come Swarovski, Evian, Lancome, Pantene, Amazon Moda, Pomellato, Intimissimi e Calzedonia, Chiara Ferragni è considerata una delle donne più influenti del mondo, è stata la prima fashion blogger ad apparire sulla copertina di Vogue, ha ispirato una special edition della celebre bambola Barbie, è stata un caso di studio della Harvard Business School e all'ultimo Festival del Cinema di Venezia, dove nei giorni scorsi è stata accolta come una diva, ha interpretato se stessa nel biopic più atteso nelle sale cinematografiche italiane del prossimo autunno. A 32 anni, insomma, vanta un "cv" di livello assoluto. Certo, si può eccepire sulla funzione sociale di una influencer, si può dibattere sulla degenerazione di una società in cui apparire conta più dell'essere (ma se uno non è, difficilmente appare), ci si può legittimamente interrogare sulle ragioni di tanto successo senza trovare una risposta. Però, il successo è innegabile. Perentorio. Planetario. E allora, anziché fare gli spiritosi ("I Ferragnez in piazza Duomo? Un motivo in più per non uscire di casa", ha ironizzato qualcuno sabato pomeriggio commentando il post su Facebook de La Provincia dedicato alla passeggiata di Chiara, Federico e mamma Marina fra via Solferino e piazza Stradivari per far scoprire Cremona al piccolo Leone; ma anche "Oggi in città inquinamento alle stelle" e "A saperlo andavo a tirarle uova marce", per non parlare della marea di insulti gratuiti che abbiamo dovuto censurare), forse i cremonesi dovrebbero essere orgogliosi di avere una concittadina così famosa nel mondo. Proprio come gli abitanti di Tavullia sono orgogliosi di Valentino Rossi o i pisani di Andrea Bocelli. Del resto, gli stessi cremonesi non l'hanno già fatto in passato con le celebri "3T" (Turòon, Toràs, Tetàs) o con l'immensa Mina, non a caso universalmente conosciuta come "la tigre di Cremona"? Perché invece con Chiara Ferragni sono così critici e ostili? Soltanto le fotografie di piazza Duomo che ha pubblicato sabato su Instagram, viste da oltre 17 milioni di followers, valgono più di qualsiasi campagna pubblicitaria che il Comune di Cremona potrebbe mai ideare per promuovere l'immagine turistica della città nel mondo. Se nel corso della sua giornata "a casa" Chiara avesse letto e mostrato anche una copia de La Provincia, l'avremmo ringraziata in eterno. Magari (magari!) lo farà la prossima volta... Per adesso accontentiamoci di sbirciare la sua vita così straordinaria e al tempo stesso così normale dalla finestra che lei stessa ha aperto sul suo mondo da fiaba. Senza invidia e senza ipocrisia. Perché il successo non è mai una colpa. Anche se per molti è la più difficile da perdonare.