(se puoi leggi fino in fondo se vuoi capire quello che scrivo)
Sembra ormai ovvio che non ci interessi davvero capire qualcosa di questo virus di melma che ci sta rovinando la vita.
Capire qualcosa significa mettersi fermi davanti a quella cosa e dirsi: cazz... non so cosa sia questa cosa. Devo chiedere, devo informarmi. Devo innanzitutto dirmi che una certa cosa non so manco cosa sia.
Quello che vogliamo invece fare, in ordine sparso, è:
lamentarci di chi corre (di solito legalmente)
lamentarci di chi va in giro con i bimbi
lamentarci dei politici, tutti quanti un po' a caso e comunque
lamentarci del sito dell'INPS
Vogliamo poi esprimerci, vogliamo far sapere come stiamo, cosa pensiamo al nostro pubblico sui social, "pubblico" che ovviamente vuol fare la stessa cosa e non ascoltare / capire
Per cui vai con le dirette di qua e di là (ascoltate da pochissimi)
Lamentarsi fa passare la giornata
Attutisce il pensiero
I media, di cui mi vergognerò per sempre la figura pessima che hanno fatto e stanno facendo, in fondo assecondano le nostre più recondite paure e quelli locali fanno incassi incredibili con i necrologi con foto.
Stupidamente avrei pensato da parte degli editori a una sorta di "necrologio standard" gratuito per tutti. Ma invece no. Gli editori lucrano. E' il loro lavoro. Berlusconi mi nasce editore (e prima costruttore).
Il video di Cairo che azzanna la preda (il cliente che oggi vende) motivando la sua forza vendita è terribile e splendido. Wall Street, il film con Micheal Douglas, in confronto è un cartone animato.
Non ci informiamo sui media (non vogliamo capire). I media ci sparano numeri a caso, più terrorizzanti sono meglio è, perché è quello che vogliamo sentire.
In tutto questo, sui social, che sono oggi la nostra vita sociale quasi del tutto, c'è poca disperazione.
Quella disperazione che ti lascia senza parole e solo parolacce e solo lacrime.
Quando si piange, almeno è quel che capita a me, si piange soprattutto per se stessi.
Lo stiamo facendo?
Ci stiamo davvero disperando?
Essere disperati, così come essere felici, ad una certa età, richiede una certa dose di coraggio.
A me sembra che ci manchi pure quella.