18.5.20

Serra e Tiezzi su Lo stato e Conte

Michele Serra su Repubblica 

Mi sono domandato come mai, per istinto, io provi simpatia per Giuseppe Conte. Non per la persona, della quale so pochissimo. Per il ruolo: un signore fino a ieri l'altro sconosciuto dal quale oggi ci si aspetta che compaia in televisione, ogni tot giorni, per dirci, con evidente affanno, con comprensibile approssimazione, TUTTO. Dalla riapertura dei parrucchieri al futuro dell'industria pesante, dal distanziamento degli ombrelloni ai soldi per chi ha fame, dai miliardi garantiti dall'Europa al bonus babysitter.

Infine, l'ho capito. Provo simpatia per Conte perché provo simpatia per lo Stato, del quale Conte è, in questo momento, il portavoce (il garante è Mattarella). Lo Stato deriso e sputacchiato, farraginoso e obsoleto, al quale tutti, d'improvviso, ci siamo rivolti perché ci dicesse che accidenti dovevamo fare. Lo Stato dal quale nessuno si aspettava più niente, e dal quale adesso chiunque pretende quattrini, garanzie, salvezza, cura. Compreso chi, allo Stato, ha dato zero, considerandolo appena un impiccio alle sue fortune personali. Anche chi lo odia, oggi pretende il suo soccorso.

Alle favolose fortune private, con i loro centri studi e la loro spocchia manageriale, nessuno ha chiesto niente, forse perché nessuno si aspettava niente. È all'edificio oscillante dello Stato che, in tutto il mondo, la paura di morire ha ricondotto gli uomini. Alla sanità pubblica. Ai provvedimenti di legge. Alle risorse comuni. Dev'essere per questo - perché sono statalista - che provo simpatia per Giuseppe Conte, comunque vada a finire la sua improba impresa: dare una risposta a sessanta milioni di domande.
MICHELE SERRA


E' vero piuttosto l'opposto. Lo stato, invece di aiutare solo chi davvero avrebbero bisogno e colpire (si, colpire) economicamente, fin da subito chi poteva (statali, pensionati, persone con qualche risparmio come me), ha detto: "ci penso io, non rimarrà indietro nessuno". il risultato è l'opposto. Lo stato non riesce a dare la cassa integrazione ai poveracci, lo stato a me ha dato i 600 euro di marzo il 18 maggio. Sarei potuto morire di fame ma me li prendo, perché il 30 giugno e il 15 agosto pagherò come faccio da vent'anni ancora l'INPS, circa 2000 euro. Lo stato ha decisori politici impuniti che litigano tra loro ogni giorno e ogni ora. Lo stato, simpatia o antipatia, ha fallito e resta un'idea vaga. Se non ci sarà la rivoluzione è perché gli italiani sanno fare da sé da tempo e in qualche modo ne usciranno.