21.2.21

Ciao Tomaso

Ciao Tomaso,

Siamo ancora insieme a mettere un mattoncino dietro l'altro sul tuo Atari, nel tuo monolocale di Legnano, perché la musica non finisce.

Siamo ancora insieme, a provare a lasciare un segno, soprattutto perché uno come te, così sofisticato, non potrebbe mica avere l'obiettivo puerile di lasciarlo ('sto segnetto).

Molto meglio lasciare tutto a metà. Anzi, fallire sempre meglio, con uno stile sempre più sofisticato, inutilmente sobrio, stile Pink Floyd ("Hangin' on in quiet desperation..." etc)

Molto meglio rimuovere, fare finta che sia tutto come venti o venticinque anni fa (presto 30, o 90) quando stavamo preparando quel cazzo di concerto in Piazza Poggi e mi dicesti "vedrai che non ne varrà la pena" e me lo ripetesti pure alla fine di ore e ore "d'inferno", tra cavi e casino e pochi applausi.

Certo che ti sbagliavi e il successo che hai avuto nel fare cose meno ego riferite che suonare la nostra musica (i documentari, la scuola) lo dimostra. Però era bella.

Sucesso è una parola che non mi piace, ogni giorno devo cercarla sul lavoro, ogni giorno forse la vorrei. Eppure fa fa rima con cesso ed è finita (participio). Ma per te va bene.

Come per la mia mamma, anche lei artista e anche lei "malata", non posso fare a meno di pensare che abbiate avuto successo.

Come lei, invece di rompere le palle con la tua arte, negli ultimi anni, lontano dall'ego (anche il mio), ti sei messo a insegnare, la cosa che come tutti sappiamo fanno solo quelli che non sanno fare. Giusto, no?

Avrei voluto chiamarti per dirti com'era bello "La Scuola", il programma su Raidue, che in realtà avevamo già girato noi (in realtà te, io non mi ricordo cosa cazzo facevo in quella scuola di Roma, mi ricordo solo che avevo dei Ray Ban e c'era un bel sole).

Ho in mente una telefonata sul suono geniale di "Dunkirk", ma ce la siamo fatta davvero? Boh.

Mi sa invece che l'ultima volta che mi hai chiamato, ovviamente te, abbiamo parlato dei miei immani problemi. Chi non ne ha? Io poi, batto tutti. C'ho la medaglia d'argento di problemi. Troppi per vincere l'oro.

La scelta di non rompere le palle con saluti, malattie e robe varie è stata tua. Ma è stata così comoda per me, perfettamente logica, lineare.

Avrei voluto andasse diversamente. O forse è un finale che funziona, che lo show biz sai come gira.


Ti saluto che c'ho da fare.

Lorenzo



"La musica, non tradisce non guarisce, non ti serve mai niente
La musica, dura sempre lei è per sempre e non gliene frega niente
Vola basso sui problemi e alla fine te li tieni
Non rimette tutto a posto, tanto va in un altro posto

E quando ti guardi indietro, quando ti guardi indietro
Quando ti guardi indietro il segreto è:
non guardare mai dietro di sé"