20.10.21

Maigret dammi una mano

Ho letto recentemente diversi romanzi duri di Simenon e come sempre leggo o rileggo i Maigret. Pian piano sto capendo perché in fondo preferisco sempre i Maigret e la risposta è ovvia: perché c'è Maigret.
Simenon non è, come potrebbe sembrare, un profondo indagatore dell'animo umano. Ha tecnica straordunaria nell'uso delle parole e delle trame. E' un genio, ma delle parole. E ogni trama si assomiglia.
"La mano", "il Circolo di Mahé" "Maigret e l'uomo solo" sono in fondo lo stesso libro. Una persona più o meno "felice" o almeno serena ad un certo punto perde la testa e la sua vita va in pezzi. Ogni speranza finisce.
Simenon è convinto, in fondo, che la vita non abbia un senso preciso e che tutti noi ci attacchiamo ad abitudini controllate. Se succede qualcosa di grosso (una passione, una delusione, una opportunità), attenti che di solito va a finire male.
Anzi sempre.
Cosa differenzia i Maigret dai romanzi duri? Non certo lo spessore filosofico o la qualità letteraria, che quando va male è solo ottima e non eccelsa (e di solito va bene).
Nei Maigret c'è Maigret e Maigret sa cosa bisogna fare: trovare i colpevoli e metterli dentro, se se lo meritano davvero. Sennò si proverà ad aiutarli. Negli altri libri la disperazione spesso non ha un argine. E invece abbiamo bisogno di argini.
Maigret non ha grilli per la testa. Si incazza solo per motivi concreti e non per fanfaluche. E' uno mangia e che beve bene. Che non tradisce mai la moglie, ma se vede una bella ragazza, mica è cieco, la vede.
Maigret è uno che lavora in squadra e dà meriti a tutti e non comanda troppo a caso, ma quando c'è da comandare lo fa. Ha le sue responsabilità. E quando può ringrazia, senza farla lunga. Maigret invecchia e ricorda. Mica rimpiange.
Maigret è chi vorremmo tutti essere, chi dovremmo essere.
I buoni e i santi, che sono pochissimi, magari ne hanno meno bisogno di noi, i normali, quelli sempre in bilico. Ma pure loro, a volte, sotto sotto, un aiutino...