Questa emergenza sanitaria in Italia dimostra ciò che conta davvero nel paese.
I diritti degli anziani, che non devono morire mai e possono fermare un paese. Le donne esquimesi si lasciavano morire quando non avevano più i denti per poter conciare la pelle.
Gli unici esercizi commerciali sempre aperti sono le farmacie e i ristoranti / bar e i centri commerciali, perché il cibo, sempre spesso pre - cotto o pronto e le medicine servono in una società signorile di massa (come dice Luca Ricolfi)
Chi lavora e manda avanti la baracca e porta il cibo ai supermercati e paga le tasse che pagano la sanità, nel panico generalizzato, è considerato un pazzo.
I ragazzi non vengono gestiti, se non dalle discoteche e dai concerti, che sono stati vietati. Ovviamente se si lascia loro la possibilità di aggregarsi, lo fanno. Bastavano 1.000 poliziotti in tutta Italia per evitare assembramenti. Non lo si è capito.
Lo stato, ovviamente, si è già completamente quasi completamente fermato (scuole, tribunali, etc).
L'incapacità del governo di gestire non solo la comunicazione ma un'emergenza difficile con regole chiare e sanzioni è chiara.
Il divieto di assembramenti e distanza dalle persone non è stato ancora emanato, ma solo annunciato nella serata del 9 marzo, quando in lombardia l'avevamo già intuito, tra le righe, domenica 23 febbraio.
Uno stato così, poco chiaro, terrorizza. La paura è una cosa, il terrore è un altro.
Non è voglia di salvare il mondo a far stare a casa, è il panico.
Infatti il sangue non lo dona più nessuno. Ieri sono stato a provare a donare (non sono riuscito per un valore appena fuori posto mesi fa) e ho visto il deserto.