19.3.20

Untori, musica, morte e malattia ai tempi del Coronavirus

Untori, musica, morte e malattia ai tempi del Coronavirus

Muoversi all'aperto, da soli, ai tempi del Coronavirus, visto che depressione e obesità / sovrappeso, fumo alcol sono i mali della società occidentale, diventa un problema. 

Perché i più non lo fanno mai e infatti si ammalano d'altro. I più, la maggioranza sedentaria terrorizzata con ragione da questo terribile virus non ha più un rapporto quotidiano con il proprio corpo e soprattutto con le gambe, quell'apparato locomotorio con cui va semplicemente al lavoro, dove si siede e si sente stanca sempre oppure al Tabacchi, dove si gioca allegramente la pensione tra macchinette e gratta e vinci.

Questa situazione già difficile diventa ingestibile quando arriva il virus, un virus che ovviamente coglie soprattutto anziani, fumatori, persone anziane e pure qualche atleta. Nessuno è immune. Anzi, spesso gli atleti sono leggermente immunodepressi. Parlo per esperienza, faccio ultra trail a livello amatoriale e qualche volta non posso donare il sangue ma sto benissimo. 

Di chi si parla, soprattutto su Facebook, il social dell'odio e dello sfogo personale, però ovviamente? Non di come sia logico aiutare la fetta di popolazione più debole. No. Si parla dell'eccezione, ovvero del giovane in forma che fa sport e che si ammala comunque. Anzi, siccome uno dei primi pazienti è un atleta, nella percezione popolare il virus è quello dei runner.

Allo stesso modo a Firenze in molti credevano che Dante fosse andato davvero all'inferno, infatti aveva la carnagione scura, come bruciata dalle fiamme… 

Oggi che si fa? Si parla dei pochissimi criminali che stanno al parco in gruppo confondendoli con chi si muove da solo. Non si parla, ovviamente, della totale incapacità dello stato di tutelare i propri cittadini facendo rispettare la legge. Ma questa mancanza di interesse è ovvia. L'italiano sa che lo stato, qui, non esiste nei fatti da tempo.

Ci sono 57.000 morti l'anno solo in Italia per obesità e sovrappeso. 80.000 per fumo. Ma l'uomo occidentale poi non è poi molto diverso da quello medievale. Forse ha bisogno del flagello di Dio. E ovviamente ha bisogno dell'untore. 

Hanno bisogno di un nemico anche i politici. Hanno bisogno di qualcuno da additare come responsabile di una tragedia che non riescono a gestire ed è, chiaramente, chi si muove "per diletto" (e invece è solo una ovvia necessità fisica che non fa ammalare). 

Chi lavora e usa la metro non è un problema, ovviamente. La gestione probabilmente ridicola dell'ordine pubblico neppure. Solo chi ha l'ardire di farlo per non crepare, da solo, tristemente, è un problema, perché è facile da additare.

Ciò che tiene oggi insieme l'Italia, nel mezzo di una tragedia epocale, infine non è certo la solidarietà. E' la più facile e teorica commozione, quella che non ti fa muovere insieme a chi sta male, ma solo piangere per te. Per la tua paura.

C'è soprattutto panico. Non ci sono file ordinate per diventare volontari della protezione civile e neppure a donare il sangue. Si sta sul balcone a parlar male del governo, di chi suona, di chi non suona e di chi si muove. E' un modo molto efficace, dal punto di vista sociale, di passare il tempo. 

C'è di più. la totale medicalizzazione della nascita e della morte, il demandare ormai sempre le difficoltà degli anziani alle residenze (ospizi), fa si che l'italiano medio, sia pure sempre più vecchio, non riesca a capire che di qualcosa si muore. La morte per  malattia respiratoria degli anziani, tra le più comuni, diventa oggi un rito collettivo silenzioso, che non aiuta nessuno.

Non solo non si possono celebrare funerali, riti spesso vuoti e veloci, che lasciano le famiglie sole nel loro dolore. Diventa un criminale chi, come fa da millenni, celebra la morte con la vita.

I morti italiani, ovviamente, sono morti e non mangiano insieme a parenti e amici dopo i funerali come accade negli USA e come vediamo in migliaia di film. Ma forse quel rito tutto pagano serve a gestire il lutto.

I nostri morti, almeno, si meritavano un po' di musica. La musica non é mai un'offesa a morte e malattia. C'è un bel video di due infermiere che ballano subito prima di accogliere pazienti. Chi ci cura e ci salva la vita deve farlo con serenità, anche in un periodo terribile come questo. Non vi piace la musica dai balconi? Mettetevi i tappi. Non vi piacciono le dirette dei dj? Non ascoltatele e non rompeteci i c. 

Grazie a chi aiuta il prossimo come può. Anche la musica, a me come a tanti altri, ha salvato la vita. Si va in battaglia con la musica, si muore con la musica, chi può balli e canti. Non serve a niente, certo, ma se l'uomo lo fa da decine di migliaia di anni e forse da ancora prima ci sarà un motivo.